Progettazione ergonomica per luoghi di lavoro

Studiare e progettare i propri spazi lavorativi ai fini di ridurre il rischio ergonomico garantisce la sicurezza e il benessere fisico e mentale dei dipendenti.

La progettazione ergonomica

Al momento di progettare un ambiente lavorativo, è bene tenere in considerazione le capacità, le caratteristiche e le esigenze dei dipendenti, ma non solo. I progettisti non devono limitarsi a risolvere i problemi tecnici e a capire a come sarà il lavoro nel futuro. Se lo spazio lavorativo è stato previsto per un lavoro manuale, bisogna pensare in primo luogo a una buona disposizione dei comandi, per esempio. E ancora, se il lavoro è completamente automatizzato si darà la priorità al controllo dei processi e alla manutenzione delle macchine.

La progettazione, per essere ergonomica, deve tener conto di:

  • Chi è l’utente. Gli utenti possono essere generici, ovvero quelli che svolgono attività quotidiane, operatori specializzati, tecnici addetti al montaggio e alla manutenzione o montatori e manutentori generici.
  • Caratteristiche e capacità degli utenti. Ovviamente ogni persona ha capacità a sé, ma queste possono essere raggruppate in: individuali (fisiche, percettive, cognitive, culturali), comuni a tutti (percezione di luci e suoni), di una grande fascia di popolazione (secondo la scolarità e l’anzianità), di un gruppo di esperti del settore.
  • Competenze d’uso dei lavoratori. Il lavoratore non ha bisogno di alcun sostegno? Oppure deve essere formato in modo semplice o mirato prima di procedere con le sue mansioni?
  • Esigenze dei lavoratori. Anche queste sono abbastanza soggettive, ma possono comunque essere prese in considerazione a gruppi. Quindi: bisogni comuni di base (dormire un certo numero di ore), di grandi fasce della popolazione (portare gli occhiali o le lenti a contatto), piccoli gruppi di persone (utilizzo di dispositivi medici, lingue straniere). A queste si aggiungono anche i bisogni personali e umani come quelli fisiologici, di stima e sicurezza e di autorealizzazione.
  • Competenza di utilizzo che richiede il macchinario specifico. Il macchinario è facilmente utilizzabile? Ha bisogno di una comprensione delle istruzioni per essere utilizzato? Ha bisogno che il lavoratore faccia un training preliminare di utilizzo?
  • Modalità d’uso del prodotto. Il prodotto è utilizzato per lavorazioni industriali per cui è prevista una certa competenza, o è di uso quotidiano? Se ci si riferisce a quest’ultimo, sono stati presi in considerazione tutti i casi in cui questo prodotto può essere utilizzato in modo errato, in contesti diversi dall’abituale e che il lavoratore ne abbia comunque la percezione del rischio?
  • Usabilità. Secondo la norma ISO, il «grado in cui un prodotto può essere usato da particolari utenti per raggiungere certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico contesto d’uso».
  • Sicurezza d’uso. Elevare la sicurezza d’uso significa agire per ridurre il rischio che arriva da due parametri specifici: la frequenza che si verifichi un danno o un infortunio e la sua gravità.
  • Comprensibilità di utilizzo. Il lavoratore può avere ben chiare le norme di utilizzo? Le trova facilmente ed entra subito in sintonia con ambiente di lavoro e macchinari?
  • Piacevolezza. Sono le sensazioni positive che trasmette l’utilizzo di un oggetto o lo stare in un ambiente adatto alle proprie esigenze e in cui si lavora a proprio agio e con destrezza.

Il progettista deve dunque studiare le strategie adatte ai suoi dipendenti e al suo luogo di lavoro, dare informazioni chiare e precise circa il suo progetto, che siano leggibili, comprensibili e concise e infine monitorare gli andamenti fino ad arrivare a un risultato finale positivo in termini di ergonomia. Così da assicurare sia il benessere dei lavoratori che il benessere, anche economico, dell’azienda.

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