Valutazione del rischio CEM

Le radiazioni non ionizzanti sono quelle generate da campi elettromagnetici che non possiedono energia sufficiente per rompere i legami molecolari delle cellule.

Come si generano i campi elettromagnetici

Le radiazioni non ionizzanti sono quelle generate da campi elettromagnetici che non possiedono energia sufficiente per rompere i legami molecolari delle cellule.

In questo caso le radiazioni elettromagnetiche possono dar luogo, nell’organismo umano, a correnti elettriche superficiali ed al riscaldamento dei tessuti. Gli effetti sulla salute che tali fenomeni possono generare sono tuttora oggetto di dibattito e di studio.

A titolo di precauzione, è conveniente ridurre l’esposizione alle radiazioni, incrementando la distanza tra corpo e generatore (attrezzature da lavoro), disponendo il più vicino possibile i cavi di “andata” e “ritorno” della corrente ed in ogni caso evitando di avere il corpo all’interno di una spira (quale presenza dell’operatore o di una sua parte anatomica a diretto contatto con il cavo di alimentazione).

Le fonti dei campi elettromagnetici

All’interno degli uffici vengono utilizzati computer muniti di videoterminali, che emettono un lieve campo magnetico e radiazioni non ionizzanti di debole intensità, e secondo la letteratura medico-scientifica non costituirebbero comunque pericolo per la salute dei lavoratori, mantenendo il livello di radiazione interno pari a quello dell’ambiente esterno.

Sono altresì presenti negli ambienti interni ed in prossimità dell’edificio fonti di campi elettromagnetici ad alta frequenza quali router wi-fi. Mentre gli hot-spot pubblici hanno livelli ridotti di radiazioni, nei locali interni si potrebbe raggiungere una soglia più elevata; tuttavia, data la bassa intensità del segnale presente, le dimensioni degli ambienti e la distanza generalmente elevata tra le postazioni dei lavoratori e le fonti di emissione, il rischio legato al wi-fi è lo stesso degli ambienti di vita ordinari, pertanto è possibile considerarlo trascurabile.

Valutazione rischio campi elettromagnetici: fattori da considerare

La valutazione dei rischi da CEM permette di comprendere l’entità dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori derivanti dagli effetti nocivi di tali campi.

Gli effetti possono essere diretti o indiretti e le normative si pongono l’obiettivo di proteggere la persona da entrambi. I primi sono quelli immediatamente riscontrabili, e che possono provocare ad esempio nausea, riscaldamento del corpo (o parti di esso), effetti su nervi, muscoli o organi sensoriali.

Gli effetti indiretti, invece, insorgono a livelli espositivi più bassi e riguardano, ad esempio:

  • interferenze con dispositivi elettronici impiantati passivi (protesi, piastre di metallo, ecc.);
  • interferenze con dispositivi elettronici impiantati attivi (come pacemaker o defibrillatori impiantati);
  • interferenze con altre attrezzature e dispositivi medici elettronici;
  • innesco involontario di detonatori, incendi o esplosioni;
  • effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;
  • scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto.

Secondo quanto previsto all’art. 209 (comma 4) del D.Lgs. 81/08, in fase di valutazione dei rischi da campi elettromagnetici, i fattori da considerare sono:

  • livello, spettro di frequenza, durata e tipo di esposizione;
  • valori limite di esposizione e valori di azione;
  • effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori;
  • effetti indiretti (ad esempio, quelli elencati in precedenza);
  • esistenza di attrezzature di lavoro alternative, volte a ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;
  • disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di esposizione ai CEM;
  • informazioni raccolte nel corso della sorveglianza sanitaria;
  • sorgenti multiple di esposizione;
  • esposizione simultanea a campi di frequenze diverse.

Devi effettuare la valutazione del rischio CEM nella tua attività o vuoi saperne di più?

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